il linguaggio dell'icona

La scena richiama la celebre icona della Trinità di Rublev: la tavola bianca come un altare; la coppa rosseggiante al centro; lo spazio disegnato dalle tre figure forma come una coppa grande, geometria significante l'accoglimento della rivelazione e del ruolo testimoniale dei discepoli. I piedi dei discepoli poggiano sulla terra, a differenza dei tre personaggi divini nell'icona di Rublev poggianti su piedestalli; i piedi di Gesù invece sono nascosti, essendo egli risorto, glorificato alla destra del Padre: pur restando infatti in mezzo ai suoi, facendo con loro unità ove siano due o tre riuniti nel suo nome, la sua presenza è invisibile. Lo sfondo dorato alle spalle di Gesù è come un cielo grondante luce e gloria; l'esteriore oscurità si ferma alla finestra, come bloccata dal drappo che vi pende di colore rosso vivo, segno del sangue della nuova alleanza, del mistero pasquale di Cristo. L'interno della taverna, appena accennata da una tettoia illuminata dall'alto, riflette la luce di un fuoco che arde, la cui fiamma danzante fa risaltare i colori accesi degli abiti dei discepoli che la parola del Maestro ha confortato e rinvigorito. [ ...]     (testi di fr. Espedito D'Agostini, Via lucis, Servitium editrice 2000, pp 31, 32 -  ISBN 88-8166- 144-6)