il linguaggio dell'icona

La delusione rende immobili i due discepoli, la paura ne blocca il passo, li arresta. Sotto i loro piedi la strada è sassosa e oscura, mentre sotto quelli di Gesù la stessa si schiarisce, quasi riflettendo la luce della veste bianca. Essi non vedono Gesù dinanzi a loro: si guardano l'un l'altro in un dialogo chiuso e corrucciato; Gesù invece rivolge ad essi uno sguardo aperto: sul petto stringe il "libro" che è il suo, la sua storia divino-umana (i colori rosso e oro) che tutto lo illumina, lo riveste di gloria. Egli, agnello immacolato, ne aprirà i sigilli. Alle spalle dei tre, sui monti, dominano le mura di Gerusalemme come dentro un mare di fuoco; e dalla porta priva di battenti una luce dorata irradia la gloria della nuova Presenza. Dall'alto si prepara a scendere la notte: un fascio luminoso però, da dietro il monte, in corrispondenza con il Cristo, quasi una promessa, una discreta o segreta speranza, pare sfidarne l'incombenza.
 Il manto scuro di uno dei dei discepoli lascia intravedere, sul petto e sul lembo estremo della veste, l'ardore che inizia a bruciare  il cuore.
 
(testi di fr. Espedito D'Agostini,  Via lucis,  Servitium editrice 2000, pp 26,27 -  ISBN 88-8166- 144-6)