il linguaggio dell'icona
L’icona
della pentecoste segue più da vicino i canoni bizantini: Gli apostoli,
seduti in circolo sugli scranni, sono dodici, avvenuta già, dunque, la
sostituzione di Giuda Iscariota. “La pienezza della chiesa sono i
Dodici, ma anche i Settanta che avevano ricevuto anch’essi lo Spirito a
pentecoste. Questo spiega la ragione per cui, pur essendo dodici, tre di
essi sono sostituiti da Paolo, apostolo dei pagani, e dagli evangelisti
Marco e Luca. Così, senza cambiare il numero dodici, l’icona della
pentecoste mette in evidenza l’estensione e la pienezza del circolo
apostolico”.
Tutti gli apostoli tengono in mano i rotoli o il libro della Scrittura
sacra, per indicare che la loro predicazione annuncia il compimento delle
Scritture in Cristo Gesù, predicazione cui vengono abilitati per il dono
dello Spirito, sceso in forma di lingue di fuoco, e indicata dalla loro
posizione seduta, d’insegnamento. Gli apostoli sono disposti su due file
corrispondenti, aperte in alto e in basso, poggianti su quattro arcate,
ossia il mondo intero a cui sono inviati.
Nella parte superiore dell’icona è rappresentato il mondo divino,
sorgente di doni e “dono perfetto” (Gc 1, 17), di colore blu intenso e
con la rossa corona, solcato da sette raggi dorati, segni
dell’inesauribile effusione dello Spirito.
In basso, in una nicchia dorata, a differenza della tetra precedente con i
simboli dell’umano travaglio, c’è ora la coppia regale, l’uomo e la
donna di una nuova genesi armoniosa, insieme immagine finalmente compiuta
di Dio. Lo sposo e la sposa, Cristo e la sua chiesa, in perenne e
indissociabile alleanza; divino liberante e umano affrancato per un comune
destino di gloria.
Sul rotolo aperto sulle ginocchia del primo apostolo di destra sta
scritto: “Sponsabo te mihi in sempiternum” [Ti farò mia sposa per
sempre] (Osea 2, 19).
(teast
di fr. Espedito D'Agostini, Via Lucis,
Servitium editrice 2000) |
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