il linguaggio dell'icona
Al
centro dell’icona, Maria è seduta in posizione meditativa, in
contemplazione e preghiera in mezzo agli apostoli, che la osservano come
imitandone il portamento. Sul suo grembo sta il libro delle Scritture
aperto, dove appaiono le parole del profeta Gioele (3, 1): “Effundam
Spiritum meum super omnem carnem” (effonderò il mio Spirito
sopra ogni essere umano).
In alto, disegnata secondo i parametri dell’iconografia bizantina,
sovrasta la scena del cenacolo la presenza invisibile del mistero di Dio.
Da esso emana una luce dorata che si abbassa in forma di grembo,
incrociando l’aureola di Maria, la sua gloriosa maternità. Tramite
l’accoglienza dell’annuncio angelico, ella ha costituito, realmente e
simbolicamente, lo spazio d’incontro tra il mistero di Dio e quello
dell’uomo. Quest’ultimo è rappresentato di sotto, in tutta la sua
drammaticità oscura, attraverso il simbolo della torre di Babele e dei
due corpi, maschile e femminile, nudi, separati, ripiegati su se stessi.
Una donna, in primo
piano, tiene nelle mani una lampada splendente, simbolo della vigilanza e
dell’attesa (Cfr. Mt 25, 1-12).
Sul lato opposto,
avvolta nel mantello verde (colore della ricettività e della fecondità),
una donna richiama la figura e l’atteggiamento di Maria, sorella di
Marta e di Lazzaro (cfr. Lc 10, 39).
Il disegno concavo
domina l’icona nel suo complesso, evocando in questo modo l’attitudine
necessaria al vero discepolo e alla chiesa tutta per “dare carne” alla
parola ascoltata.
(testi di fr. Espedito D'Agostini in Via
Lucis, Servitium editrice, 2000) |
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